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Visualizzazione dei post da 2020

Preghiere laiche

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C’è un mio scritto cui sono particolarmente affezionato, e il motivo è ben preciso: l’avevo letto sul palco del  Richiamo della Foresta  nel 2019 davanti a un pubblico che si era rivelato infine meraviglioso. Non solo: quel momento aveva segnato per me una sorta di “esordio”, e mi aveva fatto capire una volta per tutte che ciò che fino ad allora avevo considerato un semplice sogno avrebbe potuto trasformarsi in realtà. Il sogno era quello di poter diventare scrittore, e io letteralmente mi tuffavo nel mondo con una sorta di invocazione laica rivolta proprio al mare. L’avevo scritta sulle spiagge della Sardegna nel corso del mio lungo vagabondaggio che aveva preceduto il festival, e alle mie orecchie suonava più o meno come una preghiera: Caro mare, alle volte mi chiedo come mai noi uomini tendiamo sempre più paurosamente a voler essere altro dalla Natura. Spiegami come mai, se io andassi a vivere nei boschi, e mi sentissi diventare della stessa sostanza del legno, della terra, dell’ac

Di viaggi lenti, divani e montagne (parte II)

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[ … ] Questa volta mi sembrava di fare le cose sul serio, forse come mai era accaduto prima di allora: avevo procurato una bicicletta ben più prestante della vecchia Gaia, l’avevo dotata di un’ulteriore borsa per ampliare lo spazio a mia disposizione, e poi, proprio come l’Huck Finn di Mark Twain, una bella mattina di metà luglio avevo infilato i miei vecchi stracci e mi ero rimesso in viaggio in cerca della libertà. Partivo in direzione della Valle d’Aosta con una grande ambizione, quella di poter fare quanta più strada possibile per raccontare ogni fetta d’Italia in cui fossi capitato nel corso della mia nuova avventura, ma anche per guardarmi un po’ attorno, per cercare di capire, insomma, quali posti avrei potuto considerare “casa” e quali invece no. Dove sarei andato dopo la Valle d’Aosta, tuttavia, ancora non lo sapevo, e lo avrei affidato al caso, alle nuove conoscenze e al momento. All’epoca non mi pareva nemmeno un progetto troppo insensato, considerando che mi ci vollero ap

Di viaggi lenti, divani e montagne (parte I)

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A Estoul succedono sempre cose belle: basta prendere la strada per il monte e ti si apre un altro mondo. Migliore, forse? Di certo più sincero, ma anche limpido e puro. Cosa mi ha insegnato di nuovo questo mondo? A brillare di luce propria, come sarebbe difficile altrimenti nella grande pianura polverosa. [Estoul, 28 luglio 2020] La prima volta in cui sentii parlare di Estoul fu in occasione della lettura di un libro dall’aspetto esile eppure pieno di vita,  Il ragazzo selvatico , che avevo acquistato alla libreria Feltrinelli di Bologna, quella che si trova sotto alle due torri, ai tempi in cui ancora frequentavo l’università. Due cose, in particolare, mi avevano incuriosito di quel libro e convinto a portarmelo a casa: la dedica - tra le altre - in memoria di Christopher McCandless, il ragazzo americano divenuto celebre al grande pubblico grazie al film di Sean Penn  Into the Wild , ma, soprattutto, le varie tematiche affrontate tramite il racconto di una fuga in montagna, tem

Concorsi letterari e giovinezza

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“Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, poi comincia a mancarvi chiunque” A volte può essere singolare il modo in cui un libro entra a far parte della nostra vita, magari proprio da un giorno all’altro e senza nemmeno un minimo di preavviso, soprattutto se da questo avvenimento nasce infine un grande amore per uno scrittore. E’ successo a me, solamente pochi giorni fa e nel luogo più impensabile al mondo: un enorme negozio di elettrodomestici. Stavo sistemando un grosso volume che si era accasciato sotto il suo stesso peso sullo scaffale dei libri in vendita (detesto vedere un’opera che si stropiccia inutilmente), quando, d’un tratto, sono stato sorpreso dal candore della copertina de Il giovane Holden di J. D. Salinger. Mi sono sentito come inchiodato; per un attimo, infatti, ho avuto la netta sensazione che fosse proprio lì ad aspettarmi, l’Holden, dietro quell’ingombrante volume che avevo tenuto in mano giusto per un momento. E’ finita che non sono riuscito a dirgli d

Giovannino Guareschi e la giornata della Memoria

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(Questo pezzo è uscito sul periodico bimestrale d'informazione  Casalmaggiore , in occasione della ricorrenza del giorno della Memoria) C’è un libro che ho letto recentemente e che costituisce, a mio parere, un ottimo spunto di riflessione per meglio comprendere alcuni dei risvolti più tragici di quello che fu il secondo conflitto mondiale. Mi riferisco al Diario clandestino 1943-1945 di Giovannino Guareschi, scrittore il quale, con la mia terra, ha una cosa importante in comune: il fatto di essere nato nei pressi del grande fiume Po, per quanto sulla sponda parmense – più precisamente a Fontanelle di Roccabianca – nel 1908.    In pochi sono a conoscenza del fatto che il padre della celebre saga di Don Camillo e Peppone venne internato nei campi di concentramento e di lavoro nazisti e lì vi rimase per quasi due anni consecutivi, poiché si rifiutò – come tantissimi altri soldati italiani, del resto – di collaborare con i tedeschi in seguito all’armistizio dell’8 settembre del 194