Aridi pensieri (poesia)
Questa sera sono
malinconico. Avrei un sacco di cose da fare, appuntate disperatamente su
foglietti e post-it così da non scordarle lungo la strada, eppure è stata una
giornata nera e non ho concluso un bel nulla. Proprio un giorno da dimenticare.
Poi però, poco prima di andare a dormire, il punto di svolta: da un mio vecchio
quadernetto salta fuori una poesia che riesce incredibilmente a strapparmi un
sorriso. L’avevo scritta quando il Covid ci stava costringendo alle prime inedite
e interminabili giornate di isolamento, e nessuno poteva prevedere con certezza
come sarebbe andata a finire. Era insomma la mia risposta, a tratti cinica, a
tratti ironica, al generale clima di angoscia nel quale si stava pian piano
precipitando, e dal quale ancora purtroppo non siamo usciti. Il suo titolo
dabbene è “Aridi pensieri”, quello che avevo scelto inizialmente “Birra vino e
marijuana”. La condivido qui, come del resto vorrei fare con tanto altro
materiale, per liberarmi temporaneamente dal peso della mia malinconia (ah, la
catarsi), ma anche per evitare che io stesso mi dimentichi della sua esistenza.
Sarebbe un vero peccato se tutto ciò dovesse rimanere sepolto per l’eternità in
un cassetto: alle volte, infatti, ho come l’impressione che siano proprio gli
scritti più spontanei a essere anche i più sinceri.
Stasera ho affrontato
l’emergenza a modo mio,
dapprima bevendoci un po’ sopra;
ho aperto la finestra poi,
e la luna parve salutarmi:
cazzo me ne frega di quel virus!,
furon tuttavia le sue gelide parole.
E come potevo biasimarla,
questa luna senza vita?
Giù nei vasti campi
il mondo mi attendeva;
io però vagabondavo ormai
tra mille aridi pensieri.
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