Un po' di viaggio lento

Ci sarebbe tanto da dire, parlando di viaggi lenti. C'è chi viaggia a piedi, chi in bicicletta, chi a cavallo oppure con l'asinello, chi addirittura in canoa. Per quanto mi riguarda, ho scelto di viaggiare in bicicletta perché mi è sempre sembrato il giusto compromesso per percorrere un buon numero di chilometri al giorno, evitando per di più la fatica di portarsi quindici o più chili di carico sulle spalle per diverso tempo. Penso sia anche una questione di gusti, ma, nel mio caso, so per esperienza diretta che pedalare non mi stanca tanto quanto potrebbe invece farlo il semplice camminare con lo zaino in spalla, anche solo per una settimana di fila. Viaggio con una vecchia bicicletta che ho battezzato ufficialmente Gaia: mi costringe a spingerla in salita e sicuramente rende molto meno di altre biciclette più moderne, ma con lei ho un buon feeling e farei veramente una gran fatica a lasciarla a casa, soprattutto dopo la grande avventura che abbiamo vissuto insieme l'estate scorsa. Esattamente un anno prima eravamo infatti andati fin giù a Roma, partendo direttamente da casa e seguendo le indicazioni della ciclovia Francigena; ne era risultato un viaggio di circa un mese, in cui avevo potuto mettermi per la prima volta alla prova per così tanti giorni consecutivi. Questa volta, invece, siamo partiti in direzione della Sardegna, con tanto entusiasmo e una gran voglia di scoprire nuovi orizzonti, sia dentro che fuori di noi.

La cifra stilistica di questa mia prima serie di viaggi consiste, come accennavo poco fa, nel raggiungere la meta prefissata partendo direttamente dalla porta di casa e utilizzando le proprie gambe come forza motrice. In particolare, ho deciso di viaggiare in Italia perché penso non abbia nulla da invidiare ad altri stati e continenti, e perché proprio non capisco chi prende l'aereo per andare in vacanza chissà dove, quando, il più delle volte, non sa nemmeno cosa ci sia a più di tre ore di auto da casa sua. E' sempre una grande soddisfazione viaggiare lentamente e, a un certo punto del viaggio, guardarsi a ritroso per constatare quanta strada abbiamo percorso con le nostre gambe, ma, soprattutto, con la nostra testa, pur senza avere ambizioni di carattere sportivo. Sono partito una mattina di giugno dal piccolo paese in cui vivo - che si trova nella pianura padana in provincia di Cremona, a due passi dal grande fiume Po - e, dopo aver valicato le dolci colline dell'Appennino sul passo della Cisa, mi sono imbarcato a Livorno per la Sardegna. Sono rimasto per tre settimane sull'isola, visitando luoghi indimenticabili: ho attraversato le selvagge montagne del Gennargentu, raggiunto faticosamente il piccolo ma incantevole deserto di Piscinas, contemplato le meravigliose spiagge di quarzo bianco dell'oristanese. A Porto Torres ho infine preso il traghetto per Genova, e, da Genova, un treno mi ha comodamente portato fino a Verrès, in valle d'Aosta. In Sardegna ho passato alcuni dei momenti più magici della mia vita. Ho dormito sotto indimenticabili cieli stellati, cullato dal rumore delle onde del mare, fino a sentirmi diventare un tutt'uno con gli elementi grezzi della natura. Mi sono sentito come non mai parte di essa, quasi fossi diventato anch'io della stessa sostanza della sabbia, delle rocce e dell'acqua del mare, del soffiare del vento e del terribile calore del sole del sud. Non ho completato il giro dell'isola come mi ero prefissato in partenza, eppure sono soddisfatto comunque, perché laddove il viaggio non è proseguito fisicamente, è continuato infatti dentro di me. Mi sono fermato più giorni nei luoghi che ho trovato maggiormente incantevoli, un po' per riposarmi e un po' per viverli appieno, e devo dire che questo è stato molto meglio che arrancare faticosamente su polverose e trafficate strade, solamente per portare a termine il programma che avevo prestabilito.

In questo momento mi trovo a Estoul, in val d'Ayas, nei luoghi in cui lo scrittore Paolo Cognetti ha ambientato alcuni dei suoi romanzi. E' stato per me un piacere poterlo finalmente incontrare nella sua baita di montagna e fare due chiacchiere con lui. Mi ha insegnato una grande lezione, ovvero che tutto ciò che uno scrittore ha da dire lo dovrebbe esprimere semplicemente nei suoi libri, e di questo ne terrò sempre conto ogni qual volta prenderò in mano una penna. In particolare, sono qui per partecipare al Richiamo della foresta, un festival tra le montagne dedicato alla letteratura, all'arte e alla musica, il quale costituirà simbolicamente la fine di questo mio viaggio. Nel frattempo, mi godo le splendide montagne valdostane e la compagnia della gente del luogo, veramente accogliente e ospitale più di quanto avessi mai potuto immaginare. Prima di rientrare, spero inoltre di poter fare una passeggiata fino ai tremila metri, una quota che non ho mai raggiunto, essendo perlopiù un frequentatore del più modesto Appennino. Ci sarebbe però da dire - e questo pensiero è sorto in me dopo tre settimane passate a contatto col selvaggio mare della Sardegna - che forse, ai giorni nostri, non esiste altro luogo migliore della montagna per ritrovare una vera intimità e armonia con noi stessi e la natura che ci circonda. Quando ero sull'isola, la vera intimità con la natura la potevo trovare solamente al calar della notte. Vivevo infatti il mare al contrario rispetto a come lo si vive solitamente: quando la sera i bagnanti se ne andavano a casa, arrivavo io, e quando la mattina successiva tornavano in spiaggia, ero io ad andarmene. La montagna, invece, è diversa; anche in piena estate, quando tutti sono in ferie, c'è sempre un angolino di bosco pronto ad accoglierti per riflettere e meditare, lontano da schiamazzi e rumori di ogni sorta.

Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: perché ho scelto di viaggiare lentamente? Per un motivo più semplice di quel che si potrebbe mai pensare. Perché il viaggio lento, a mio parere, consente di vedere ogni cosa da una diversa prospettiva; mettendoci alla prova e riscoprendo i nostri limiti, infatti, è come se noi stessi, gli altri e i luoghi che si attraversano assumessero tutto un altro aspetto, fossero colti da una luce del tutto nuova, inedita. In particolare, ho pensato di dedicare una grande fetta di questo viaggio proprio al mare per una ragione ben precisa, che per il momento terrò per me. Posso però dire, dopo più di un mese di viaggio lento, che dialogando col mare, con la montagna e con la strada ho dialogato direttamente con la vita, perché, in fondo, è proprio questo il lascito più grande di ogni viaggio. Ho cercato, giorno dopo giorno, di pormi degli interrogativi e di trovare delle risposte dentro di me, trascrivendo di volta in volta i pensieri su un quaderno e alternandoli al racconto del mio viaggio; sarebbe bello che un giorno questi dialoghi con la mia più profonda introspezione potessero confluire in un libro vero e proprio, un libro in cui parlare inoltre del perché consiglierei a tutti di fare almeno una volta nella vita un'esperienza del genere. Mi sono chiesto, nel corso di questo viaggio, cosa sia davvero la libertà, quale sia il giusto equilibrio tra il mondo degli uomini e il mondo della natura, come si possa conoscere davvero noi stessi e stare in armonia con gli altri, e tante altre cose ancora. Il più delle volte, le risposte che più ardentemente cerchiamo arrivano proprio nei momenti più duri, quelli in cui saremmo maggiormente tentati di gettare la spugna. Quelli sono però anche i momenti che più ci lasciano qualcosa in cambio: si impara infatti l'arte della pazienza e della riscoperta dei propri limiti, ma, soprattutto, si impara a valorizzare anche le più piccole cose, come una bottiglia d'acqua o un frutto ricevuto in dono da altre persone per affrontare al meglio la fatica e il caldo delle lunghe giornate di viaggio. Viaggiare lentamente, del resto, non sempre si rivela così idilliaco come potrebbe apparire a un primo sguardo superficiale. Significa anche dover fare dei sacrifici non di poco conto, e, alle volte, essere pronti ad affrontare il peggio. È il giusto prezzo da pagare, ma ne vale veramente la pena, provare per credere!



Commenti

  1. La passione e la voglia non ti mancano, immergiti nella natura e scrivi!
    Complimenti
    Ermanno

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